Serve un vino per l'invito di Pasqua. La tradizione romano-abbruzzese della mia famiglia impone l'agnello al forno, piatto semplice e gustoso - si, lo so, solo se si superano gli scrupoli di coscienza - e che permette una lista di abbinamenti col vino pressoché infinita.

Una tavolata di Pasqua non è certo la condizione migliore per giudicare un vino, troppe chiacchiere e troppo rumore... ma quello che mi ricordo ve lo dico. Il vino ha un bel colore rosso porpora con riflessi violacei, tipico del primitivo, soprattutto se abbastanza giovane. Corpo giusto, non eccessivo e un profumo di frutta ben marcato con leggere note alcoliche. Bevendolo, il gusto più evidente è quello delle visciole, piacevole insieme alla generale freschezza del vino, ma si sentono anche gli effetti dei nove mesi passati nel rovere delle barriques. Non è un vino di grande potenza e la persistenza è buona ma non lunghissima, però è davvero ben bilanciato e con un tannino che c'è solo quanto serve per aver ragione del succulento intingolo dell'abbacchio. Insomma, ha soddisfatto pienamente le attese e soprattutto, per i circa 9€ di prezzo, è stato davvero un bel compagno di tavola che sono riuscita a ricordare nonostante il chiasso della festa.
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