domenica 13 settembre 2015

Il gioco delle perle di vetro: Eiswein Cuvée 2011 Kracher



Gli eiswein, miracoli di enologia estrema, esercitano un gran fascino sugli appassionati di vino. Sono piccoli demoni in bottiglia creati da una faticosa magia che estrae il cuore caldo e dolce dell'uva dal suo frutto stremato dall'appassimento e assediato dal gelo. Aspettare le freddissime notti di fine anno per raccogliere i grappoli a mano, con gli acini che a -10° sono duri come le pietre di una collana, perle di vetro, strappandoli ai paesaggi di ghiaccio dei vigneti invernali, non deve essere una pratica di tutto riposo. Se aggiungete che dagli acini ghiacciati si estrae pochissimo succo e che ci vogliono quattro chili d'uva per tirar fuori una mezza bottiglia da 375ml di nettare, il loro prezzo al consumo sconsiderato diventa molto più comprensibile. Ma vale la pena esercitare una pratica del genere? Se ne avete mai provato  uno, potete rispondervi da soli. L'estrazione del mosto dall'uva ghiacciata consente un piccolo miracolo: mantenere viva l'acidità del vino nonostante la sua estrema dolcezza, ottenendo un prodotto molto diverso dai caldi passiti delle nostre vendemmie tardive, più morbidi e avvolgenti ma meno scattanti.

Ieri sera, per la prima volta nella mia vita, ho avuto il coraggio di offrirmene uno. Sì, comprandomene una intera mezza bottiglia, senza aspettare la solita degustazione per assaggiarne quantità da rimpianto. Ho scelto un Eiswein Cuvée 2011 Kracher per accompagnare, come da regole canoniche, un blu di capra e un erborinato alla birra, che facevano parte della mia cena di formaggi e salumi insieme a del caciocavallo di Agnano, del brie, del pecorino siciliano, del monteveronese, del chorizo Joselito e un prosciutto Nero di Parma che meriterebbe una nota di merito da solo.



Della cantina che lo produce, del clima speciale e della vocazione enologica del territorio austriaco da cui proviene, dell'esperienza dell'uomo che ha portato i vini dolci del Burgenland a competere con lo Château d'Yquem, non vi dirò nulla, qualcuno ne ha già parlato, vi dirò piuttosto come e perché questo campione venuto dal gelo ha reso unica la mia serata.
L'Eiswein Kracher ha un colore oro perfetto e limpido, ma leggero, non carico, mentre ha una buona densità nel bicchiere. Il suo profumo è sublime, complesso, ampio. Frutta candita, aromi erbacei, albicocca secca, ananas e miele sono solo alcune delle più marcate tra le infinite note di fiori e frutta che potete riconoscerci, accompagnate da altre più minerali e persino di resina, i "toni balsamici" dei puristi della comunicazione del vino. Al palato è fresco nonostante l'estrema dolcezza delle sue sfumature in cui si ritrovano amplificati tutti i profumi che il naso ha raccontati, vi accompagna coccolandovi a lungo in mille emozioni e termina  lungo e appagante in un finale di fichi e di miele scolpito però nella pietra della accentuata mineralità. Dolcissimo e non stucchevole, di meravigliosa eleganza. Gustato sugli erborinati è un'esperienza trascendente, da fare in silenzio, evitando con cura le occasioni in cui ci siano commensali chiassosi, per lasciar tutto lo spazio possibile ai sensi dell'olfatto e del gusto impegnati ad inseguire le mille e mille tracce di aromi e fragranze che vi torneranno alla mente. Non meno di 93/100 che vi faranno dimenticare i più di 100€ al litro di questa ambrosia.
Prosit!

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