Il vino di oggi, anzi per me di ieri, visto che la bottiglia è finita in una sera tra me e mio marito, è un vino ben noto e apprezzato tra quelli della sua D.O.C. Il Dives è il fratello maggiore dell'Alagna di cui vi ho raccontato i pregi qualche tempo fa. Ma un fratello ben diverso, perché cresciuto sotto cure più attente e con altra educazione. Il vitigno utilizzato per entrambi non è il cesanese comune, ma il cesanese di Affile, autoctono delle falde montane del basso Lazio che dà origine, da tempi lontani, a vini molto apprezzati dalle corti imperiali e papali e che è tornato a splendore moderno in ottimi prodotti come quello di cui vi sto raccontando. Se l'Alagna puntava gran parte del suo fascino sulla semplicità della lavorazione in acciaio e sulla fragranza del suo bouquet erbaceo, il Dives è un vino ben più complesso. Matura in legno nuovo per un anno e affina ancora a lungo in bottiglia. Il risultato, che temevo fin troppo addomesticato dalla barrique, è invece di classe. Ha un colore rubino abbastanza intenso con sfumature sul granato e dimostra una bella densità mentre lo si ossigena nel bicchiere. Il profumo è complesso e ampio con toni che partono dalla solita frutta rossa, ma che sconfinano presto in spezie e pepe per terminare, sul supporto alcolico, in piacevoli riflessi eterei e una leggerissima sfumatura animale. Al gusto mostra un buon equilibrio, oscillando tra morbidezza e freschezza con grande rapidità. Si ritrovano le note percepite al naso, anche se, e questo è forse l'unico piccolo appunto, meno spiccate e complesse. Il tannino è elegante e il finale, persistente e leggermente ammandorlato, è ricco di sensazioni retrolfattive che ampliano i sapori dei piatti accompagnati. Un vino decisamente di valore, degno di confrontarsi con ben più costose bottiglie. Per lui, solo 14€ in enoteca, per un bere che darà soddisfazione anche ai più viziati fra i vostri amici.
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