Oggi parliamo di vitigni regionali, uve che sono espressione di uno specifico territorio, la Sardegna.
Sia il monica che il cannonau parlano solo sardo, il loro nome evoca subito i caldi climi mediterranei della meravigliosa isola. Sono uve che non assurgono di frequente ai fasti dell'enologia più nobile, anche se qualche esempio di altissimo livello non manca, ma che regalano grandi emozioni anche in versioni disponibili perfino nella grande distribuzione. Come per le bottiglie del giorno, che potete trovare con molta facilità a prezzi ragionevoli, sotto ai 10€.
L'uva
monica, importata dai monaci camaldolesi come dicono alcuni o dalla Spagna come dicono altri, ha trovato la sua terra promessa nell'isola e è coltivata in tutto il territorio sardo con risultati che variano molto, da vini semplicissimi e di scarso pregio a prodotti più interessanti.
La cantina Santadi che produce
Antigua è la cantina sociale del luogo, che ha sviluppato una produzione ampia ma di pregio nel corso della sua storia cinquantennale. Il suo
carignano del Sulcis Terre Brune, ad esempio, è una delle bottiglie sarde spesso in lizza per premi enologici di rilievo.
L'Antigua, un prodotto della linea base che non conosce il legno, ha un colore rubino-porpora e una sostanza di media trasparenza e buona densità. Il suo profumo, non timido come in molte bottiglie del suo prezzo, ha una bella dominante di ciliegia e di mora, leggermente vinoso e con accennate note finali grasse e eteree che ricordano l'oleandro. All'assaggio è piuttosto fresco e di buona acidità, di medio corpo e struttura, sapido, non troppo tannico e persistente ma con un bel finale asciutto dai toni ammandorlati che si stemperano molto bene sui cibi. Un bel vino per piatti di carne al sugo e per primi con ragù di carne e verdure. Potete trovarlo a circa 7€, a dispetto dei quali si guadagna un dignitoso punteggio di 84/100. Un affare!
Il
cannonau è il vino dei nuraghi, di recente qualificato, con i suoi più di 3.000 anni di coltivazione e vinificazione, come il vitigno più antico del bacino del Mediterraneo, sardo che più sardo non si può. Sembra che le popolazioni nuragiche facessero vino prima che ogni altra cultura dell'area, fenici, greci, romani ne imparassero i meravigliosi segreti. Chissà. Dalla notte dei tempi ai giorni nostri, il cannonau è stata l'uva più diffusa nell'isola e oggi dà vita a bottiglie di ogni livello, dai semplici vini senza pretese a meravigliose etichette degne di gloria. Tra le varie sottodenominazioni della D.O.C., la bottiglia del giorno appartiene alla
Nepente di Oliena il cui nome,
nessuna tristezza che rimanda alla magica bevanda dei greci che toglieva sofferenza, fatica e memoria agli afflitti e ai feriti, è tutto un programma. Il
Cannonau di Sardegna D.O.C 2012 Nepente di Oliena della Cantina Oliena è uno dei vini che bevo più spesso e rappresenta forse il campione dal miglior rapporto qualità/prezzo della sua denominazione. Per i 10€ che costa è un grandissimo vino, uno di quelli non solo da bere, ma da degustare a lungo con piacere. Con il suo colore granato, semitrasparente e dall'unghia rosa-aranciata e la sua lenta densità sul vetro, fa grandi promesse. Che mantiene tutte. Ha un naso ampio, di ciliegia, amarena, spezie, pepe nero, di una vinosa morbidezza glicerica, con note finali salmastre e una leggerissima punta di idrocarburi che ricordano gli aromi migliori di una sera d'estate a passeggio su un molo.
Cemento e acciaio è tutto ciò che questo vino conosce, eppure è ricchissimo di profumi complessi. Quando lo si assaggia, non delude. È denso, di dolce morbidezza iniziale, caldo e avvolgente, ma finisce con un tannino piacevole e deciso in una chiusa dai toni di rabarbaro. Un vino che si beve ogni volta con grande gusto e che migliora nelle ore successive all'apertura, adatto a molti piatti importanti e che io trovo perfetto sui pecorini stagionati sardi e sui formaggi a pasta dura in generale. Un ottimo compagno di bevute che per me non vale meno di 87/100. Uno degli imperdibili.