Un primato lo ha già d'origine. Viene dai vigneti più in quota d'Europa, dove l'aria è sottile e la fillossera non è mai giunta. Su piede franco e con minori necessità di pesticidi, lì dove è il clima stesso a proteggere dagli attacchi nocivi, fruttifica il prié blanc, vitigno autoctono valdostano coltivato esclusivamente nella Valdigne.
La bottiglia di oggi, il Rayon, è prodotta dalla più significativa cooperativa locale, la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle che, date le caratteristiche estreme dei vigneti, può contare su un maggior numero di produttori che di ettari vitati e che si affida solo al priè blanc per dare vita all'intera sua offerta di vini.
Il Rayon è un vino che adoro da molti anni e che non mi ha mai deluso. Mi delude invece la nuova etichetta che trovo molto più banale e meno allegra della vecchia, oltre che meno in tema col nome.
Ma è questione di gusti. Piuttosto assaggiamo quest'ultima annata.
Ma è questione di gusti. Piuttosto assaggiamo quest'ultima annata.
La trasparenza è quella dell'aria alpina, totale. Il colore tenue, quasi assente, con riflessi paglierini e verdognoli, diafano. La consistenza è da acqua sorgiva, leggerissima. Ma all'olfatto si apre un profumo intenso e sottile, molto fine e elegante, con i suoi ricordi di lieviti, di fiori bianchi, di frutta gialla, di erbe e leggermente agrumato, con quest'ultima nota un po' meno evidente di come la ricordassi in annate precedenti, dove dominava sulle altre sia nel naso che in bocca. All'assaggio si presenta fresco e leggero in una entrata di agrumi, poi si arrotonda elegantissimo nel finale. Possiede acidità e mineralità gradevolissime, coccola con la sua leggerezza preziosa e profumata. Un vino meraviglioso e inconfondibile, ve ne innamorerete di sicuro su semplici piatti di pesce. Il mio voto è di 88/100. Per un vino dalla coltivazione così estrema, il prezzo è piuttosto contenuto, 13€ circa in enoteca.
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