Camillo, che poi è Antonio. Vi ho raccontato poco tempo fa del Morellino di Scansano prodotto da Antonio Camillo e vi avevo promesso un parere sul Ciliegiolo, il vino per cui è più noto. Sembra che il ciliegiolo sia un clone del sangiovese o forse un vitigno importato da altrove, ma fino a tempi molto recenti non veniva utilizzato in purezza. La coltivazione del ciliegiolo non era vastissima e oggi è ridotta a qualche migliaio di ettari, soprattutto in Maremma e in Umbria. Uva che dà vini dal corpo non troppo sviluppato, più apprezzata per gli aromi che le hanno meritato il nome e per la finezza, di coltivazione non troppo facile e generosa, veniva utilizzata per donare queste caratteristiche a uvaggi di maggiore struttura ma meno dotati di leggerezza e eleganza delle fragranze. Oggi, tutta una serie di produttori che ha creduto nelle potenzialità del ciliegiolo, lo vinifica in purezza con risultati degni di nota. Per le caratteristiche dell'uva che vi ho descritte, in genere non sono vini per sontuose portate di carne. Più vicini, invece, agli abbinamenti meno impegnativi con primi piatti di buona complessità e carni in preparazioni più semplici. Ho acquistato il Ciliegiolo di Antonio Camillo per accompagnare un piatto di straccetti di manzo con rucola e pomodorini, con i quali ha egregiamente diviso la mia tavola. Vino dal colore purpureo, non molto trasparente, mostra archetti abbastanza stretti sul vetro, a testimonianza di un corpo che comunque c'è. Spande un profumo giovanile di frutta, ciliegia in prevalenza, nel quale compare una leggerissima sfumatura di pane, di focaccia, un ricordo di lieviti piuttosto inconsueto in un rosso. Per il resto è un aroma non troppo complesso, leggermente vinoso a tratti. Si presenta abbastanza morbido al palato, di corpo medio-leggero e con un gusto semplice con note di marmellata di visciole che termina in un finale più secco e leggermente ammandorlato. Le caratteristiche principali? Fruttato, pulito, profumato ma un po' essenziale al gusto, facile e molto bevibile. 82/100 e potete trovarlo in enoteca a circa 10€. Se non lo conoscete, un vino da provare, in una delle edizioni più tipiche e note.
giovedì 23 giugno 2016
Principio: Il Ciliegiolo 2015 di Camillo
Camillo, che poi è Antonio. Vi ho raccontato poco tempo fa del Morellino di Scansano prodotto da Antonio Camillo e vi avevo promesso un parere sul Ciliegiolo, il vino per cui è più noto. Sembra che il ciliegiolo sia un clone del sangiovese o forse un vitigno importato da altrove, ma fino a tempi molto recenti non veniva utilizzato in purezza. La coltivazione del ciliegiolo non era vastissima e oggi è ridotta a qualche migliaio di ettari, soprattutto in Maremma e in Umbria. Uva che dà vini dal corpo non troppo sviluppato, più apprezzata per gli aromi che le hanno meritato il nome e per la finezza, di coltivazione non troppo facile e generosa, veniva utilizzata per donare queste caratteristiche a uvaggi di maggiore struttura ma meno dotati di leggerezza e eleganza delle fragranze. Oggi, tutta una serie di produttori che ha creduto nelle potenzialità del ciliegiolo, lo vinifica in purezza con risultati degni di nota. Per le caratteristiche dell'uva che vi ho descritte, in genere non sono vini per sontuose portate di carne. Più vicini, invece, agli abbinamenti meno impegnativi con primi piatti di buona complessità e carni in preparazioni più semplici. Ho acquistato il Ciliegiolo di Antonio Camillo per accompagnare un piatto di straccetti di manzo con rucola e pomodorini, con i quali ha egregiamente diviso la mia tavola. Vino dal colore purpureo, non molto trasparente, mostra archetti abbastanza stretti sul vetro, a testimonianza di un corpo che comunque c'è. Spande un profumo giovanile di frutta, ciliegia in prevalenza, nel quale compare una leggerissima sfumatura di pane, di focaccia, un ricordo di lieviti piuttosto inconsueto in un rosso. Per il resto è un aroma non troppo complesso, leggermente vinoso a tratti. Si presenta abbastanza morbido al palato, di corpo medio-leggero e con un gusto semplice con note di marmellata di visciole che termina in un finale più secco e leggermente ammandorlato. Le caratteristiche principali? Fruttato, pulito, profumato ma un po' essenziale al gusto, facile e molto bevibile. 82/100 e potete trovarlo in enoteca a circa 10€. Se non lo conoscete, un vino da provare, in una delle edizioni più tipiche e note.
mercoledì 22 giugno 2016
Profumi isolani: Sicilia D.O.C. Alastro 2015 Planeta
Planeta non ha bisogno di presentazioni. Una cantina che tutti conoscono, una delle più grandi e note di Sicilia, una le cui bottiglie si trovano ovunque, dalla grande distribuzione alle enoteche. Non mi capita spesso di scegliere vini Planeta perché in genere mi piace provare produzioni dalla diffusione più ridotta, ma questa volta sono state le mie figlie a fare acquisti per me, domandando di un vino da abbinare a una tagliata di tonno preparata con pomodorini, olive e capperi, e sono tornate con l'Alastro, un blend di grecanico, grillo e sauvignon blanc. È un vino che avevo già assaggiato in passato ma che non ricordavo così gradevole. Ha un colore molto scarico, trasparentissimo, di un oro translucido che trae un po' in inganno, perché il profumo non è affatto incolore. Anzi. Al naso è molto ampio e intenso per un vino della sua fascia di prezzo, mi ha sorpreso. Si avvertono con gran decisione le note di agrumi e lieviti, è molto floreale con note piacevoli d'anice e ginestra e lascia presentire, già nell'aroma che diffonde appena stappato e mentre viene versato, una bella mineralità, un senso di pietra scaldata dal sole.
Lo bevi e ti piace, fresco e amarognolo ma con una certa rotondità di pane e agrumi che prosegue lunga e aromatica. Un vino la cui particolarità è proprio nei profumi, eleganti e ben strutturati, ma soprattutto intensissimi, grazie all'aromaticità delle uve sfruttata con sapienza. 85/100 e solo 9,50€. Una scelta di cui non pentirsi.
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mercoledì 15 giugno 2016
Lo scatto: Morellino di Scansano D.O.C.G. 2014 Antonio Camillo
Lui è uno dei signori del ciliegiolo. Antonio Camillo, un tempo figura chiave dell'azienda Poggio Argentiera che di questo vitigno minore ha fatto una produzione di successo, da qualche anno vinifica e vende a suo nome. E non solo ciliegiolo, ma vini tipici di Maremma, scegliendo terre e vigne con l'attenzione e la passione di chi le frequenta da sempre.
Del suo Ciliegiolo, che mi capita spesso di bere con piacere, vi parlerò un'altra volta. Oggi vi racconto del suo Morellino che invece ho assaggiato per la prima volta. Il morellino, che è un clone del sangiovese tipico del Grossetano, dà in genere vini abbastanza scattanti, non troppo corposi ma abbastanza fini, gradevoli e diretti. Uno dei miei preferiti e piuttosto noti è quello di Le Pupille che negli anni non mi ha mai deluso, ma questo di Camillo tiene benissimo il passo.
Nel bicchiere si mostra di un bel colore rubino, trasparente e che tende al rosa nell'unghia. È piuttosto tipico per densità non eccessiva e per il profumo floreale e vivace, con note di rosa e spunti di geranio sulla base dominante di ciliegia. Un aroma non troppo complesso, ma molto vivo. Al palato dimostra una grande freschezza, una buona acidità e molto scatto, sviluppando le sensazioni di frutta e fiori già percepite aspirandone il profumo. È un vino pulito e asciutto, con un tannino secco e amarognolo di buona persistenza, un vino adatto a piatti semplici e dai sapori netti, alle zuppe e alle carni della cucina toscana di origini popolari. Direi 83/100, un buon risultato per i suoi 10€.
giovedì 2 giugno 2016
Girelle in sfoglia senza gflutine di patate, wurstel e provola.
Ingredienti
un rotolo di pasta sfoglia senza glutine
500g di patate
3 wurstel biologici
100g di provola affumicata
50g di parmigiano
un tuorlo per spennellare
per la besciamella:
10 g di farina di riso
10g di burro
120 ml di latte
Ecco a voi un'altra idea di torta rustica da realizzare con un rotolo di pasta sfoglia senza glutine.
Utilissima in caso di feste e aperitivi, facile da realizzare e comodissima da trasportare, elemento da non trascurare per noi celiaci che spesso dobbiamo unirci ai party dei nostri amici con il cestino della merenda.
Lavate le patate e lessatele, nel mentre preparate la besciamella.
Besciamella:
Fate sciogliere il burro
Unite la farina mescolando con un cucchiaio di legno fino ad amalgamare bene i due ingredienti.
Versate il latte bollente poco alla volta senza mai smettere di mescolare. Non versate mai altro latte se il precedente non è stato completamente assorbito.
Continuate fino a che il latte non è terminato.
Aggiungete un pizzico di sale.
Schiacciate bene le patate, salate leggermente ed unite la besciamella e il parmigiano.
Stendete il composto sul disco di pasta sfoglia aperto sopra un foglio di carta da forno bagnato e strizzato.
Riducete a bastoncini i wurstel e la provola e distribuiteli uniformemente sull'impasto (vd. striscia fotografica).
Arrotolate il tutto aiutandovi con la carta da forno e utilizzatela per incartare il rotolo come una caramella che metterete nel freezer per 30 minuti.
Togliete il rotolo fuori dal congelatore, spennellatene tutta la superficie con il tuorlo d'uovo e tagliatelo a fette di 1cm di spessore.
Disponete le vostre girelle di sfoglia su una teglia foderata con carta da forno bagnata.
Infornate a 220° per 25 minuti.
Sfornate e gustate. Ottime anche fredde.
Buon appetito!
giovedì 26 maggio 2016
Torta salata finocchi, salsiccia e provola. Gluten free!
Siamo in stagione di feste all'aperto, matrimoni, comunioni, cresime o semplicemente di gite con gli amici. Le torte salate si adattano facilmente ad ogni occasione, dall'aperitivo alla cena in piedi, ecco una proposta insolita e molto gustosa.
Ingredienti
pasta sfoglia senza glutine
(2 confezioni di Buitoni 1 di Belli Freschi)
500g di finocchi
2 salsicce
100g di provola
5 cucchiai di olio
sale e pepe q.b.
1 tuorlo per spennellare
Cominciamo con i finocchi. Lavateli bene e divedeteli in 4 parti uguali, tagliateli a fettine sottili e ripassateli in padella con uno spicchio di aglio per una mezz'ora abbondante (Il procedimento è descritto in dettaglio nel post finocchi in padella).
Togliete il budello alle salsicce e sbriciolatele in una padella antiaderente fredda. Accendete il fuoco, fate sciogliere il grasso e rosolate leggermente le salsicce.Toglietele dalla padella con uno scolapasta, in modo da lasciar scolare il grasso, e aggiungetele ai finocchi.
Amalgamate tutto e aggiungete la provola tagliata a dadini.
Nel frattempo foderate una teglia tonda con un disco di pasta sfoglia e infornate per 10 minuti a 220°. Date una prima cottura alla base della pizza senza ripieno in modo da farla gonfiare meglio.
Aggiungete il ripieno, coprite con il secondo disco e spennellate la superficie con il tuorlo dell'uovo.
Infornate nuovamente a 220° per 25 minuti.
Tra gli ingredienti ho indicato due tipi di pasta sfoglia: la Buitoni e la Belli Freschi.
La pasta sfoglia Buitoni è in confezione da 1 disco unico da 250g e si trova facilmente nei supermercati con più assortimento. La sfoglia di Belli Freschi è in confezione da 500g in 4 dischi ed è più difficile da reperire (io la trovo da Mondo senza Glutine Boccea a Roma). Quest'ultima permette di fare torte più piccole e, secondo me, ricresce meglio della Buitoni.
Buon Appetito!
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mercoledì 25 maggio 2016
L'isola e il colombo: Ischia D.O.C. Per''e Palummo 2015 - Casa D'Ambra
Sia il vitigno, autoctono campano, che la viticultura nell'isola d'Ischia hanno storia molto antica. Secondo Plinio il Vecchio, Ischia era l'isola delle anfore da vino, Pithecusa nella lingua degli antichi coloni greci. Forse il nome derivava da altro, ma è certo che la vite si è impadronita delle colline dell'isola molto, molto tempo fa e che più di un antico popolo ha fatto di quel meraviglioso cono vulcanico il proprio vigneto. Ancora oggi le tecniche di viticultura del versante nord ricordano il modo etrusco di far crescere l'uva, in altezza, mentre quelle del lato sud mantengono il sistema greco a alberello, tipico della Magna Grecia.
Antico a sua volta è il piedirosso che, a volerlo identificare ancora con Plinio, sarebbe l'uva colombina, così detta per il rachide rosseggiante che ricordava il piede dei colombi... per''e palummo, appunto, nel dialetto locale. Vitigno comune a molte zone della Campania, è considerato un'uva difficile, che sviluppa facilmente sentori spiacevoli se lavorata con cura insufficiente, uva dalla bassa resa e dalla potenza e dal corpo inferiore all'altro grande campano, l'aglianico. Così, per molto tempo, è stata relegata a ruoli minori. Oggi, però, meno di ieri. Tecniche evolute e perizia in cantina ne hanno fatto un vino interessante in molte versioni, un rosso più delicato e leggero dei grandi rossi campani e con caratteristiche specifiche di acidità e salinità che lo rendono adatto a molte occasioni gastronomiche. E c'è da aggiungere che non è mai un vino costoso, neppure nelle interpretazioni migliori, una conoscenza che vale la pena fare.
Questo piedirosso isolano, Per''e Palummo, è lavorato dall'antica cantina Casa D'Ambra, una delle più note di Ischia. Quindi, se si vive lontano da lì, rappresenta una delle opportunità più concrete per provare un vino prodotto in quantità limitate sulle pendici poco estese e difficili dell' isola-vulcano.
Vino di mare, con tutte le caratteristiche tipiche del piedirosso in bella mostra, si agita abbastanza trasparente nel bicchiere con la sua veste rossa, tra il rubino e il porpora, leggero, con un'unghia che tende al violetto. Colpisce con un profumo piuttosto ampio e profondo dai toni floreali di rosa e geranio, mentre il frutto resta quasi in secondo piano. In bocca è fresco, per la tipica acidità del piedirosso, asciutto, salino e non concede pochissimo alla dolcezza, fino al finale in cui vibra un tannino breve, secco e vivo. È un vino pulito, snello e tipico, che accompagnerà benissimo primi piatti gustosi e pietanze di carne non troppo strutturate. Per me vale 82/100, un po' penalizzato dalla fondamentale semplicità del gusto, di tono minore rispetto al naso. Lo trovate a circa 11€ nelle enoteche.
venerdì 20 maggio 2016
Palestrato: Susumaniello Salento I.G.T. Serre 2014 - Cantine Due Palme
Cantine Due Palme, consorzio vitivinicolo di Cellino San Marco, nel Salento, può essere considerata un grande centro fitness del vino pugliese: 1200 soci e 2500 ettari vitati, tutta la tecnologia che serve e un occhio attento alle mode del gusto. Con mezzi e strategia di questo genere, ha allenato diversi vini di fascia media per confrontarsi con ottimi risultati nelle competizioni a premio.
Il fatto che non siano vini di nicchia, austeri e ritrosi, ma ammiccanti e un po' modaioli, creati per irrompere con successo nei mercati esteri che ne assorbono il 90% della produzione, non toglie che siano comunque molto gradevoli. In fondo, pur amando la conversazione di fascinosi intellettuali, si può passare una piacevolissima serata anche con un bel fotomodello dai muscoli guizzanti, vero amiche? Ecco, diciamo che in tutti i Due Palme che ho assaggiato (il Primitivo, il Selvarossa, il Serre) ho trovato un po' del carattere del bel palestrato: non chissà quale sorprendente individualità, ma facile piacevolezza sempre e comunque e grande lavoro di sviluppo delle caratteristiche più suadenti dei vitigni. Non è poco, soprattutto per il prezzo cui vengono offerti, purtroppo leggermente aumentato negli ultimi tempi, probabilmente come conseguenza delle buone prestazioni ottenute in gara.
Ma veniamo alla nostra bottiglia di oggi, il Serre 2014. Ha un colore rubino profondo e quasi impenetrabile, è denso e corposo nel calice. Il profumo è piuttosto ampio, di frutta matura, di more, con note che denotano il lavoro attento del legno. Al gusto è avvolgente, di sufficiente acidità ma comunque improntato soprattutto alla morbidezza, al corpo, alle sensazioni rotonde di frutta e con un bel finale di buona durata che lascia appagati. È un vino che è piaciuto a tutti i miei amici, soprattutto ai meno avvezzi alle grandi bottiglie. Come dicevo, un bel palestrato che può anche essere snobbato in nome di gusti più raffinati, ma che comunque attira gli sguardi. 85/100 per me e circa 10€ in enoteca. Confrontatelo, se volete, con l'Elfo, versione altrettanto valida ma piuttosto differente dello stesso vitigno. Dove qui è morbidezza, avvolgenza, calore, lì è vivacità, freschezza, vegetalità. Palestra o atletica, susumaniello per tutti i gusti.
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