
Allora poteva entrare in campo solo un fuoriclasse, un vino complesso e morbido, di grande potenza alcolica, che potesse sostenere sapori così forti e diversi senza cedere e apportare una nota adatta a ciascuno.
Con queste caratteristiche, ho scelto il gioiello di Polvanera, il 17, un primitivo in purezza ottenuto da vecchie viti e maturato a lungo in solo acciaio.
Il suo colore, rubino, semitrasparente, si accompagna a una grande densità che non stupisce: il 17 del nome si riferisce all'importante gradazione alcolica del vino. Quando si accosta il naso al calice, il profumo è intensissimo, ampio, complesso, con dominante frutta rossa, ciliegia e mora, ma notevoli aromi paralleli di spezie, pepe, tabacco, cuoio e un sottile, ma nitido, ricordo di salamoia. All'assaggio esprime un corpo possente, con grande morbidezza e tuttavia buona acidità, con un gusto davvero particolare, quasi dolce ma che integra note di liquirizia e perfino rabarbaro e con tannini possenti e nonostante tutto gentili. Ha un ritorno di rara ampiezza e persistenza, profondo di spezie e note eteree, quasi di smalto, che si prolunga a non finire. Un vino eccellente, un po' sullo stile opulento e grandioso del mio preferito, anche se leggermente meno esteso nella gamma delle sensazioni e più appuntito nel suo tono specifico di liquirizia/salamoia/rabarbaro. 92/100 per me, che amo molto il genere. Valore che è giusta ricompensa per la spesa di 25€. Consigliato senza esitazioni.
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