Il carménère è un migrante ante litteram, vitigno proveniente dall'antico territorio albanese in epoca romana e che da allora ha raggiunto perfino le pendici delle Ande, in Cile, dove ha le sue più estese coltivazioni. In Italia ha trovato la sua massima espressione sui terreni del settentrione, soprattutto in Veneto. Qui, nelle terre dei colli Berici, sembra esprimere il meglio delle sue capacità enologiche. L'azienda che produce il vino di oggi, Inama, è una solida realtà dell'area, nota soprattutto per il Soave, ma che offre anche una serie di memorabili rossi. Bevo spesso i loro vini, che trovo di gran qualità e di giusto prezzo. Il Carménère Più è la versione in blend con uve merlot e dal sorso più facile della D.O.C. Riserva Oratorio San Lorenzo, che è invece in purezza. Vi consiglio anche un loro altro grande vino, il Binomio, esperimento di collaborazione con una validissima cantina abruzzese, La Valentina, e che ritengo, nell'annata 2009, una delle più emozionanti vinificazioni del montepulciano che ho mai assaggiato, roba da 93/100 o giù di lì. Tutto ciò per dire che il nome Inama lo ritengo una certezza nella scelta di una buona bottiglia.
Ma è ora di stappare il mio gioiellino che si versa con un colore rubino, profondo e scuro di toni violacei. Il profumo è ampio e elegante, speziato e complesso, la frutta è accompagnata da pepe, cacao, con note finali che ricordano la riduzione di un sugo di carne con erbe da cucina. Lo assaggio e lo apprezzo subito per la morbida acidità, ossimoro che ne attesta l'estremo equilibrio. Anche al palato è piacevolmente complesso, i tannini sono elegantemente accennati anche se il finale non è lunghissimo. È vino elegante, lo vedo più adatto a carni al sugo e maiale che a arrosti e formaggi stagionati dove preferisco un corpo maggiore. Una bottiglia che vale sicuramente la pena provare per i suoi 11€. 87/100.
Nessun commento:
Posta un commento