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sabato 16 gennaio 2016

Valpolicella Primo Ripasso Superiore D.O.P. 2013 Castelliere delle Guaite - Montresor

Data l'antica ascendenza della casata che lo produce, i secoli di attività vinicola alle spalle e la terra da vino per eccellenza da cui proviene, non dovrebbe essere timido. Eppure, se ne stava sugli scaffali dell'enoteca tutto vestito del burqa con il quale il solito creativo del marketing ha deciso di proporlo alla clientela, forse perché si senta destinataria di attenzioni aggiuntive in veste regalo. La stessa etichetta, sfilabile e retroimpressa con un memorandum in cui inserire l'occasione e la compagnia della bevuta, si inchina alla volontà del designer di strizzare l'occhio all'acquirente, suggerendogli conviviali emozioni. Sia quel che sia, non ho resistito alla tentazione di portarmelo via, a 13€, un prezzo che ancora non riesco a sincerarmi essere quello comune. Ovunque, sul web, sembra costare parecchio di più. La casa vinicola è nota e i loro amaroni sono bottiglie di pregio, ma era la prima volta che assaggiavo un loro ripasso. Ammetto quindi la mia ignoranza, non so che dirvi, anche perché esiste una versione Classico del Ripasso Montresor e è l'unica presente sul sito web del produttore, mentre quella sulla mia tavola è un Superiore. Quindi, da disciplinare, deve aver fatto almeno 12 mesi di botte, ma anche il Classico descritto dal produttore li fa. Saranno edizioni successive dello stesso vino?  Considerata l'etichetta amovibile e il mistero in rete su versioni e prezzi, è davvero un vino in maschera. Posso solo dirvi che ho bevuto quello in foto e di quello vi parlerò. 
Il contenuto della bottiglia "misteriosa", versato nel vetro, ha un perfetto colore rubino di scarsa trasparenza, denso e dall'unghia tendete al rosa. Il suo aroma è quello che ci si aspetta da un Ripasso, il fratellino per poveri dell'Amarone, complesso di ciliegia matura, visciole, note speziate e passite e poi, più leggere, fino al cuoio e al tabacco dolce che derivano dal lungo affinamento in legno grande. Non è però troppo morbido all'assaggio, anzi mantiene una buona acidità, un certo scatto e freschezza nonostante il frutto abbondante e polposo, i tannini sono piacevolmente addomesticati ma vivi e la persistenza e buona, con sentori finali di liquirizia e caffè. È un vino che ho molto gradito e che mi ha stupito per i suoi 13€... sempre che quello sia il suo vero prezzo. La sua nota particolare, rispetto a altri ripasso provati, è proprio nella maggiore freschezza, nonostante mantenga gli "aromi di famiglia" caratteristici del passaggio nei tini dell'Amarone. Una dote che può riuscire utile negli abbinamenti di cucina, nei casi in cui un po' di scatto insieme alla rotondità degli aromi non guasta. 87/100 ci sono tutti e forse anche più. Devo approfondire, appena ho tempo, qual è il suo posto nelle gerarchie della produzione Montresor, quali rapporti ha con il Classico, ma senza attendere ulteriori informazioni mi sento già di consigliarlo a cuor leggero.  Sperando che lo troviate anche voi allo stesso prezzo.

venerdì 20 novembre 2015

Veneto Rosso I.G.T. Carménère Più 2012 Inama



Il carménère è un migrante ante litteram, vitigno proveniente dall'antico territorio albanese in epoca romana e che da allora ha raggiunto perfino le pendici delle Ande, in Cile, dove ha le sue più estese coltivazioni. In Italia ha trovato la sua massima espressione sui terreni del settentrione, soprattutto in Veneto. Qui, nelle terre dei colli Berici, sembra esprimere il meglio delle sue capacità enologiche. L'azienda che produce il vino di oggi, Inama, è una solida realtà dell'area, nota soprattutto per il Soave, ma che offre anche una serie di memorabili rossi. Bevo spesso i loro vini, che trovo di gran qualità e di giusto prezzo. Il Carménère Più è la versione in blend con uve merlot e dal sorso più facile della D.O.C. Riserva Oratorio San Lorenzo, che è invece in purezza. Vi consiglio anche un loro altro grande vino, il Binomio, esperimento di collaborazione con una validissima cantina abruzzese, La Valentina, e che ritengo, nell'annata 2009, una delle più emozionanti vinificazioni del montepulciano che ho mai assaggiato, roba da 93/100 o giù di lì. Tutto ciò per dire che il nome Inama lo ritengo una certezza nella scelta di una buona bottiglia. 
Ma è ora di stappare il mio gioiellino che si versa con un colore rubino, profondo e scuro di toni violacei. Il profumo è ampio e elegante, speziato e complesso, la frutta è accompagnata da pepe, cacao, con note finali che ricordano la riduzione di un sugo di carne con erbe da cucina. Lo assaggio e lo apprezzo subito per la morbida acidità, ossimoro che ne attesta l'estremo equilibrio. Anche al palato è piacevolmente complesso, i tannini sono elegantemente accennati anche se il finale non è lunghissimo. È vino elegante, lo vedo più adatto a carni al sugo e maiale che a arrosti e formaggi stagionati dove preferisco un corpo maggiore. Una bottiglia che vale sicuramente la pena provare per i suoi 11€. 87/100.