Con il vino di oggi terminiamo, almeno per un po', le degustazioni abruzzesi. Quando torno a Roma di Abruzzo ne bevo davvero poco, visto che durante l'estate mi dedico quasi esclusivamente all'enologia di quella regione. Il Castellum Vetus è stato il buon compagno della mia ultima cena a base di arrosticini e formaggi in quel di Pescara. L'ho scelto perché i primi temporali estivi avevano abbassato parecchio la temperatura delle notti e mi sentivo pronta a tornare su un rosso di buon corpo dopo gli esperimenti con i rosati più freschi. Un'anteprima dei bicchieri d'autunno, insomma.

È un vino dall'aspetto austero, rosso rubino intenso e compatto, quasi impenetrabile, denso e con archi stretti nel calice. Al naso è piuttosto complesso, con note principali di ciliegia e amarena accompagnate da pepe nero, spezie e sentori di cuoio in finale. Si sente il passaggio in botti di rovere che però non snatura le caratteristiche proprie dell'uva. Al palato è altrettanto austero, piacevolmente caldo e secco negli stessi aromi avvertiti aspirandone il profumo. Il finale è piuttosto lungo, con tannini ben temperati ma vivi e un retronaso ammandorlato. Insomma, tiene fede al suo nome, concede poco alla morbidezza: non blandisce come un cortigiano ma rincuora virile, come farebbe un commilitone sugli spalti del vecchio castello, ha un gusto antico da sala d'armi. È molto buono ma poco "piacione", non è vino per tutti, ma se piace il genere (come a me), è ottimo. Per capirci, è molto diverso - parlo di genere, non di valori, che sono su tutt'altra scala - dall'Es, quello è opulento, questo marziale: bel vino per chi ama forza e decisione nel bicchiere. Io l'ho trovato a 15€ in enoteca, a Pescara, ma credo sia un prezzo tra i più bassi in circolazione per questa bottiglia. Un bel punteggio di 87/100, lo merita tutto.
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