Gaja è un nome nel vino. Forse il nome. Per questo ogni prodotto che porta quel nome genera aspettative, perfino il vino più semplice della grande famiglia, il Cremes, un dolcetto con qualche aggiunta di pinot nero che approfitta anche, per migliorarsi, di un breve passaggio in botte.
L'ho preso per accompagnare dei formaggi stagionati e l'ho aperto con la curiosità che merita il rappresentante minore di una grandissima stirpe di bottiglie. Il colore nel calice è bello davvero: rubino-porpora, cremisi come dice il nome che appunto quello significa, trasparente e molto vivo. Gli archi sono stretti e il vino lacrima lento, buoni auspici di un bel risultato in degustazione. Avvicino il naso per coglierne il profumo. Ciliegia piena, piuttosto diretta, con leggerissime note erbacee che mi ricordano i pomodori verdi e lontanissimo origano... ma la complessità generale non è molta, sono un po' delusa. Al palato l'ingresso è pieno, ma non troppo complesso, ancora ciliegia e frutta rossa che poi chiudono in un finale pulito e non troppo lungo e con un tannino di seta, non aggressivo. Il vino è tutto qui, buono ma senza slanci, di corretta fattura ma poco emozionante. Un po' poco per il nome che porta e per il prezzo che lo riflette. È stato un buon compagno sui formaggi di media e lunga stagionatura che avevo in tavola, non ci si può lamentare della sua prestazione sul cibo, non fosse, come dicevo, per le aspettative con cui si apre una bottiglia del genere. I 20€ che mi è costato, un ottimo prezzo per il Cremes, sono comunque un po' troppi per gli 84/100 che mi sento di attribuire a questo vino, di certo ben fatto, ma che manca di scatto e di fascino. Lo berrei ancora, ma non lo ricomprerei.
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