È l'unico. L'unico vitigno autoctono che può vantare il piccolo Molise. Forse di antica origine spagnola, come il nome, tintilia, uva dal denso colore, e la passata dominazione borbonica delle terre potrebbero testimoniare. In ogni caso è oggi il vino molisano per eccellenza, così come un tempo era considerato il frutto di maggior pregio della viticultura di quei territori. Caduto in disgrazia e quasi completamente scomparso nei lunghi anni delle alte rese e del vino alimentare, è stato riscoperto a nuovi fasti solo piuttosto di recente. Se richiede attenzioni e cure maggiori rispetto a altre uve, il vitigno ha però stoffa e dà vita a vini di buon pregio e di non troppo nome, binomio assai favorevole all'appassionato di sostanze non ampie. La Tintilia che vi presento è quella di Di Majo Norante, probabilmente la più nota delle case vinicole molisane al di fuori del Molise. Già aspetto i commenti degli espertoni, per i quali questa o quell'altra vinificazione della tintilia meriterebbe maggiore attenzione. Ma li prevengo. Ho scelto quella Di Majo Norante perché è facile da trovare anche al di fuori della regione d'origine, un po' ovunque, perché è un gran bel vino e ha un prezzo decisamente adeguato ai suoi pregi: motivi assoluti perché un cultore del buon bere, incuriosito da questo autoctono non troppo comune, la cerchi, la trovi, l'assaggi e ne sia soddisfatto.
Il colore è molto bello: rubino perfetto, non molto trasparente ma limpidissimo. Il naso è abbastanza ampio, di frutta, mirtilli, ma con note vegetali abbastanza particolari e pronunciate... penso a un ramo verde appena reciso. Arrivano, poi, sfumature di spezie e pepe in una trama leggermente balsamica. Al gusto non è troppo complesso, ma vivo. È piacevole e netto, di armonia perfettibile ma dai toni intriganti. Si ritrova la bella nota balsamica che accompagna il frutto e ci si appassiona a un finale dal tannino deciso che sfuma nel rabarbaro e nella liquirizia.
Come per altri bei vini della stessa cantina, il più semplice Contado (uno dei miei evergreen) o l'intenso Don Luigi, provo dell'affetto, più volte dimostrato, anche per questo autoctono. Non gli darò meno di 85/100. Costa circa circa 12€ in enoteca. Da provare, perché no, su uno stagionato caciocavallo di Agnone, tanto per rimanere in regione.
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